Il XX SECOLO

L' insoddisfazione per le quotizzazioni delle proprietà comunali (1863 e 1891), La povertà diffusa, unitamente all'aumento della popolazione (passata da 825 del 1815 ai 2.361 del 1901) indussero molti Melissesi e loro familiari ad emigrare nelle Americhe ed in particolare negli Stati Uniti tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, per molti assunse nel tempo carattere definitivo per altri invece con le rimesse poterono attenuare la povertà delle loro famiglie e concretizzare quel sogno di ritornare, acquisendo la terra per poter lavorare ed avere una casa in cui vivere.
ANTONIO POLITO (1864 - 1924)
Nel primo ventennio del novecento per ben sedici anni dal 1902 al 1918 - Antonio Polito è stato Sindaco di Melissa subentrando al farmacista Francesco Ferraro. Figlio di Gioacchino Polito arrivato a Melissa da Drapia (VV) verso la metà dell'ottocento - Inizia la sua carriera politica come consigliere comunale e nel 1991 al tempo delle quotizzazioni ed anche successivamente acquisisce quote degli assegnatari delle terre comunali.
Così come era già avvenuto nell'ottocento per alcune famiglie (Rossi, Cinefra Calendini, Lupinacci, Rizzuti) che avevano avuto in fitto i terreni comunali e del Berlingieri, allo stesso modo Antonio Polito da amministratore alle dipendenze dello spezzanese Filippo Rizzuti nel 1898 succede allo stesso alla scadenza contrattuale, stipulando un contratto di fitto delle terre di Melissa con il Barone Berlingieri, piuttosto vantaggioso per quest'ultimo, pagando un canone quasi il doppio del Rizzuti.
Avuti i fondi in fitto l'utilizza per la produzione di grano e per la propria attività armentizia. Le terre non sfruttate venivano date in subaffitto ai contadini e massari che pagavano spesso in natura a fine stagione, immagazzinando così grano e formaggio in gran quantità.
Aveva un forte potere sociale e politico nei confronti della popolazione, potendo disporre delle terre del feudo unitamente alla carica di sindaco.
Nel periodo di sindacatura del Polito vari accadimenti avvengono a Melissa ad iniziare dalla febbre malarica che interessa l'intero territorio comunale ove il sindaco è costretto a comprare il chinino per poterla debellare, alle alluvioni che distruggono il tracciato della strada della marina e fanno crollare i ponti sui torrenti che di fatto isolano Melissa per un lunghissimo periodo di tempo.
Tra il 1908 e il 1910 avvengono degli scontri tra la popolazione che invade ripetutamente gli uliveti per difendere l'uso civico dello "sbarro" in quanto ne traggono un sostentamento e le forze dell'ordine chiamate in causa per difendere la proprietà latifondista che cerca di sopprimere tale diritto. Lo scontro procura feriti tra i cittadini e gli agenti. "(N.B. Nel 1911 i piccoli proprietari coltivatori sono solamente 62 con "qualche ha" di terra a vigne e cereali)"
Ma la sfida che il sindaco e gli amministratori hanno dovuto affrontare unitamente alla popolazione con lo scoppio della prima guerra mondiale è stata la difficoltà del reperimento del grano. Aumentato di prezzo a causa degli speculatori e del mercato nero, gli amministratori comunali preso a prestito del denaro e comprato dal consorzio agrario il grano lo hanno venduto ai cittadini a prezzo calmierato.
Durante la guerra la situazione peggiora notevolmente anche per la penuria di generi alimentari, l'acqua della fontana di Gardu nell'estate del 1916 viene razionata e sorvegliata giorno e notte dalle guardie comunali con lo scopo esclusivo per bere - la crisi raggiunge il suo apice nel novembre 1917 quando la commissione militare requisisce il grano ai fratelli Polito e a Caparra (maggiori produttori) con l'assegnazione giornaliera pro-capite di 250 grammi di pane.
Nel 1918 anno in cui termina la guerra (novembre) la situazione non cambia in quanto i generi alimentari non arrivano seppur razionati dalle autorità, intanto l'epidemia cosiddetta "Spagnola" infuria facendo salire a 115 il numero dei morti a Melissa nel solo 1918. Al Polito nello stesso anno succede alla guida del paese Giovanni Scaglione (Senior).
L' OPERA NAZIONALE COMBATTENTI (ONC) - LA QUOTIZZAZIONE DEL 1923 (ripubblicato)
La gente di Melissa ha sempre desiderato un pezzo di terra da poter lavorare, questo sogno si è accentuato con l'approvazione della legge del 2 agosto 1806 sulla eversione della feudalità, i risultati comunque non sono stati molto incoraggianti. Infatti, con le tardive quotizzazioni del 1863 e del 1891 sono state distribuite complessivamente 3.650 tomolate di terre comunali ai capofamiglia, ad appropriarsene sono stati soprattutto i possidenti locali con le acquisizioni delle quote dei più bisognosi costretti a cederli per mancanza di mezzi finanziari e strumentali. Bisogna ricordare i giovani che in questo periodo di fine secolo emigrarono in America cedendo o dando come caparra i loro piccoli appezzamenti per il debito contratto a causa del viaggio.
Il problema della terra è sempre stato centrale a Melissa, si è riproposto con veemenza quando venne istituita l'Opera Nazionale Combattenti (ONC) (10 dicembre 1917), l'ente si occupava del reinserimento dei reduci nel mondo del lavoro il cui motto era "terra ai lavoratori," (le sue sezioni, d.l. 16/01/1919, garantivano ai reduci l'assistenza sociale, l'accesso al credito (mutui), e coordinava l'attività di esproprio di terre e di colonizzazione da parte degli ex combattenti) e con l'emanazione del Decreto Regio del 2/9/1919 Visocchi con cui si autorizzava il prefetto ad assegnare la temporanea l'occupazione di terre incolte o mal coltivate a contadini organizzati in associazioni legalmente costituite
Finita la guerra, l'aumento dei prezzi aveva aggravato notevolmente le precarie condizioni di vita. Le conseguenze del malessere avevano portato la popolazione a manifestare e ad occupare il municipio il 13/07/1919. Anche la disoccupazione era dilagante, i lavori per la ricostruzione dei ponti crollati che collegano Melissa alla marina e il tronco stradale Muzzonetti - Melissa già progettato molti anni prima ed appaltati non partivano, la gente si oppose con la protesta di non pagare le imposte ostacolando la consegna dei ruoli all'esattore, alcuni ne pagarono le conseguenze giudiziarie.
In questa situazione di estremo disaggio economico-sociale il 26 del mese di maggio del 1919 era stata costituita la "Cooperativa Agricola e di lavoro fra contadini e braccianti in Melissa" di tendenza socialista il cui atto costitutivo venne rogato dal notaio Ferraro. Aveva "lo scopo di assumere la conduzione di fondi rustici per conto dei propri soci e delle loro famiglie e di esercitare industrie agricole accessorie, di assumere imprese di lavori pubblici che abbiano attinenza con il miglioramento delle condizioni dei terreni, ...." La cooperativa dopo poco tempo dalla sua costituzione con l'aumentare del numero dei soci da 15 a 64 e del capitale da 690 a 4.000 lire aveva acquistato 4 paia di buoi, 2 aratri ed una trebbiatrice per eseguire i lavori e per dare aiuto ai bisogni dei associati, non più costretti a dormire in campagna.
Agli inizi di settembre con l'emanazione del decreto Visocchi i soci della cooperativa tra contadini e braccianti insieme al loro presidente Francesco Perri, occuparono 100 ettari di terre del Berlingeri a Saccorà, che venivano in seguito legalizzate e concesse in fitto per 4 anni ai soci nell'ottobre 1919.
Saccorà insieme al Campo, chiuse, Piano della corte, Ponta, Maddalone, Vecchio e delle terre parrocchiali (fondo Carrere) erano state richieste da Raffaele Ferraro ex capitano e "Presidente reduci guerra" con una missiva inviata il 6 agosto 1919 all'Organizzazione Nazionale Combattenti con la quale chiedeva l'ordinanza di espropriazione per oltre 1.000 tomolate di terre motivandone la richiesta ed individuando le colture e le terre atte ad importanti trasformazioni colturali.
Sosteneva inoltre che " Questa popolazione e principalmente questa lega di reduci di guerra ha diritto di ottenere subito quanto si domanda, perché intende redimersi per sempre dalla schiavitù sofferta fino ad oggi." Concludeva la missiva sostenendo che i reduci "soci, quasi tutti contadini, domanderanno alla terra lavoro e pane, ma se la terra da lavorare non troveranno, saranno costretti ad abbandonare la patria ed esulare nelle lontane Americhe, che offrono ai buoni pane e ricchezza, quello che forse non offre la terra ove si è nati, per la quale si è sofferto e combattuto, e per la quale molti sono morti."
Inviava in seguito al consigliere dell'ONC Angelo Sansone gli estratti catastali dei fondi e l'elenco dei 152 reduci.
I tecnici dell'ONC giunti a Melissa eseguirono i rilievi su 4 dei fondi indicati dal Ferraro - Campo, Chiuse, Piano della Corte e Saccorà, gli altri fondi non furono esaminati. Con la relazione del consigliere di amministrazione Sansone ed approvata al consiglio dell' ente veniva confermata la proposta di esproprio dei 4 fondi per un totale di 166,29 ettari. I terreni poterono essere ammessi al patrimonio dell'ONC solo il 14 giugno 1920 in quanto il Berlingieri si era opposto, qualche mese prima, alla richiesta dell'ONC per l'attribuzione dei fondi al suo patrimonio, ricorrendo al Collegio Arbitrale Centrale (CCA) poiché riteneva che era " piccola proprietà ottimamente coltivata"; non riuscì nell'intento ed il CCA accolse la richiesta per l'attribuzione al patrimonio dell'ONC.
Di seguito il 20 agosto 1920 il Berlingieri venne sfrattato dai fondi ad opera dell'ufficiale giudiziario della pretura di Cirò intimando a chiunque a non importunare l'Opera Nazionale dal legittimo e pacifico possesso.
Il giorno dopo i 4 fondi furono dati il fitto per un anno alla Cooperativa Agricola fra contadini e braccianti, ed il Presidente Perri firmò il contratto davanti al notaio Ferraro ed al rappresentante della ONC La Marca. Il prezzo annuale pattuito era di 8.500 lire pagabile in due rate uguali con scadenza il primo di febbraio ed il primo di agosto, in attesa della fissazione del prezzo di vendita e dell' attribuzione definitiva alla cooperativa. I fondi vennero immediatamente ripartiti in quote di circa un ettaro e subaffittati agli ex combattenti.
I socialisti nell'autunno del 1920 presero anche la guida del comune con l'elezione di Giovanni Santillo. rispetto al passato il clima era mutato ed i socialisti avevano un gran assenso in paese. La classe conservatrice annuiva tale cambiamento e qualche mese prima, il 10 gennaio 1920 aveva costituito a Melissa una nuova società cooperativa agricola combattenti chiamata "Zara", da contrapporre a quella socialista, il cui Presidente era Antonio Garrubba piccolo possidente, mentre i maggiori possessori di azioni erano i fratelli Polito, il geometra Vetta, e l'industriante Bruni. La cooperativa contava complessivamente 125 soci in maggioranza erano ex combattenti (64) ma vi erano anche calzolai, piccoli proprietari, contadini e perfino un impiegato postale. La cooperativa aspirava a gestire i fondi dell'ONC, ed il suo presidente nel mese di settembre 1920 chiedeva l'ordinanza di espropriazione all'ONC per avere in concessione taluni fondi, alcuni situati nel territorio di Cirò, S. Agostino ha 20 e Maddaloni ha 25. Altri in quello Melissese: Raina, Papanicola, Muttare e Pietropolito per un totale di 127 ettari.
Per assolvere ai propri compiti l'ONC manda a Melissa l'ispettore Consiglio: da accertamenti ed indagini fatte sia sui soci della cooperativa che sui fondi, nella relazione inviata all'ONC dichiarava che la cooperativa era formata da persone raccogliticce con interessi antitetici e mestieri diversi, era stata costituita ed organizzata da industrianti per opporla a quella tra contadini e braccianti…….inoltre specifica l'ispettore la concessione alla Zara di terreni dell'O.N.C. potrebbero determinare gravi conflitti tra le due cooperative e concludeva nel dare parere negativo, seppur Maddaloni e S. Agostino erano suscettibili di trasformazioni colturali in quanto limitrofi al fondo Saccorà e al fiume Lipuda.
Nel contempo ad 'aprile del 1921 la cooperativa agricola socialista aveva occupato il fondo S. Agostino (nonostante l'emanazione dei decreti Falcioni e Micheli con norme più restrittive sulle concessioni rispetto alla Visocchi) tale era la necessità dei soci di lavorare delle terre oltre a quelle assegnate dall'ONC alla stessa cooperativa.
Fino a settembre 1921 il prezzo di esproprio dei fondi non era stato ancora determinato, cosi pure a settembre 1922; pertanto la cooperativa socialista tra contadini e braccianti li ebbe in fitto dall'ONC ancora per l'anno 1922-1923. Il prezzo venne determinato dal Collegio Arbitrale Provinciale nel dicembre 1922 in lire 457. 250 lire, ed era ritenuto alto dall'ONC che ricorrendo all'organo superiore il Collegio Arbitrale Centrale , chiedeva un riesame per la definizione del prezzo.
Il CCA con sede a ROMA sulla base della documentazione presentata dalle parti dopo una attenta analisi del caso fissò il prezzo in lire 331.000 lire calcolato sulla base di un tasso di capitalizzazione del 4,5 e di un reddito derivante dall'affitto dei fondi di 14.895 lire, a cui venivano aggiunti 66.179 lire per le spese di quotizzazione per un totale di lire 397.179. La cooperativa accettò il prezzo frutto della mediazione del CCA con le parti. Ricordiamo che il prezzo era inferiore a quello determinato prima dal collegio arbitrale provinciale.
i terreni vennero assegnati ai combattenti a partire dal primo settembre del 1923, vennero divisi in 102 quote di cinque tomolate ciascuna (tre tomolate e mezza in collina e una e mezza in pianura, data la diversa natura dei terreni e per l'ubicazione). Furono assegnate a 91 concessionari (10 ebbero due quote ed uno tre, ottenute su richiesta ) di essi 59 erano gli ex combattenti. Ogni quota in media aveva un valore di 3.600 lire, un quarto (900 lire) doveva essere versata subito all'ONC; il restante andava pagato entro agosto 1933 in dieci annualità con rate crescenti. Le quote non erano proprio equivalenti ed il prezzo pagato era dissimile per un combattente che presentava la polizza vita (1), i prigionieri di guerra, i feriti, i mutilati, i pensionati di guerra, croce di guerra oppure un non combattente. I concessionari dovevano per obblighi assunti effettuare quelle trasformazioni colturali richiesti: nei terreni di pianura dovevano impiantare vigneti, in quelli di collina ulivi, cereali e leguminose. Molti reduci avevano dovuto rinunciare alle quote per non avere avuto il denaro sufficiente per l'anticipo da versare all'ONG, altri erano partiti per le Americhe, come il presidente Perri della cooperativa socialista – inoltre i quotisti si erano impegnati a circondare i poderi con siepi, di non subaffittarli, ma soprattutto di lasciare libere le strade così come erano riportate sulle planimetrie delle quotizzazione.
Le quotizzazioni del 1863 e del 1891, come pure quella del 1950 a seguito della legge Sila avvennero tramite sorteggio alla presenza della cittadinanza. In merito alla quotizzazione dell' ONC del 1923 non si hanno notizie determinate al riguardo. Possiamo solo ipotizzare e fare delle congetture – i soci della cooperativa tra contadini e braccianti nel 1920 avevano avuto le terre da coltivare dalla cooperativa in fitto. Nel settembre 1923 i terreni in fitto sono divenuti quote di assegnazione da parte della ONC. Noi possiamo solo supporre che le terre affittate coincidevano con le quote di assegnazione con opportune correzioni ? A voi lettori l'intento del caso!!.
Nello stesso periodo nel Crotonese per attenuare le tensioni sociali e dare ai contadini una risposta alla incombente richiesta di terre da coltivare onde evitare le occupazioni della proprietà latifondista e dei loro fittavoli si giunse ad una serie di accordi o "Patti del Crotonese". A Melissa la famiglia Polito affittuaria delle terre del Berlingieri concedeva in base agli accordi 748 tomolate di terre marginali a 220 contadini. Il patto agrario prevedeva per un periodo di tre anni di corrispondere per ogni tomolata di terra uno o due tomoli di prodotto,
Negli anni successivi 1926/1929 il prezzo del grano e del vino era sceso di 1/3 a causa delle politiche economiche del governo fascista e della crisi internazionale che investi l'Italia. Molti quotisti si trovarono in difficoltà ad onorare gli impegni sottoscritti, così nel 1929 e nel 1930 molte cartelle di pagamento arrivarono in municipio con i relativi interessi di mora da parte della ONC. La riscossione era molto difficoltosa ed incompleta, alcuni si misero in regola altri chiedevano all'ONC di pagare con i raccolti successivi. L'esattore recuperò delle somme considerevoli, eseguì pignoramenti, sequestri di animali e molto altro. Nel 1931 la situazione non cambiava di molto, siffatto nel 1933 ultimo anno di pagamento delle rate,. una cinquantina di quotisti scrissero all'ONC della scarsa raccolta di grano ed anche delle uve chiedendo di poter pagare l'anno successivo. L'ONC accetto la richiesta di proroga fino ad agosto 1934 con gli interessi di mora. Nel 1935 alcuni quotisti non avevano pagato la fondiaria e taluni anche le ultime rate del prezzo del terreno già scadute nel 1933, allorché l'esattore pignorava i loro prodotti.
Nel luglio 1936 il presidente della sezione combattenti che allora era Gerardo Vaccaro scrisse una lettera all'ONC facendo sapere che le terre erano state migliorate ed i combattenti avevano saldato i loro debiti e pertanto gli atti relativi alla vendita definitiva delle terre poteva essere fatta ad agosto dopo l'avvenuto raccolto. L'ONC rispose che dopo gli opportuni accertamenti ed i preparativi necessari avrebbero fatto sapere.
Anche Raffaele Ferraro in qualità di presidente del direttorio locale combattenti intervenne presso il Direttorio nazionale Combattenti, che trasmise all'ONC, una delibera votata all'unanimità nella quale sosteneva che le terre concesse erano state migliorate con lussureggianti vigneti in piano ed il colle alberati. ..
Nel dicembre 1936 furono inviati all'ONC due esposti della sezione combattenti e sottoscritti:
Nel primo, i combattenti consigliavano prima di procedere alla stipula degli atti che un loro geometra e non uno locale, in quanto l'opera non sarebbe stata rispettata, sistemasse gli sconfinamenti e ridisegnasse le strade ristrette e facesse tagliare le piante fuori limite.
il secondo esposto indicava nel notaio Ferraro il rogatore degli atti di vendita per il lavoro svolto precedentemente, per le conoscenze acquisite, per la fiducia e la riconoscenza dovuta e la disponibilità ad ogni loro bisogno.
In seguito alle segnalazioni arrivarono a Melissa un funzionario dell'ONC e un geometra al fine di rimuovere le variazioni di confine, usurpazioni di strade e tutte quelle difficoltà di indole pratica che possono intralciare il rogito al momento della compravendita. Era stato aggiornato l'elenco dei quotisti che avevano pagato tutte le rate e tasse per poter dopo trasferire la proprietà dei terreni ed il fascicolo di stipulazione degli atti definitivi.
Il 12 maggio 1937 il notaio Raffaele Ferraro compilò settanta contratti di compravendita ed i relativi quotisti divennero proprietari dei loro terreni. infine altri quotisti che erano debitori per motivi vari ed anche altri che erano emigrati in America vennero rogati in tempi differenti ed alcuni per procura.
Bibliografia: Antonio Cosentino: L'intervento Dell'Opera Nazionale Combattenti Nel Crotonese
LE POLIZZE VITA ( D.L. 10/12/1917) (1)
Ricordiamo ai nostri lettori che a partire dal 1918 furono emessi una serie di provvedimenti a favore delle truppe ed in particolare dei soldati e dei sottufficiali e successivamente anche degli ufficiali di complemento da parte dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA) il quale fu autorizzato ad emettere delle polizze vita speciali. Nel 1918 le polizze furono consegnate ai combattenti tramite posta militare, dovevano essere completate indicando i beneficiari e consegnate ai comandi che avviavano la spedizione dei plichi contenenti le matrici ai destinatari. Per i soldati il valore del capitale della polizza era di 500 lire, per i sottufficiali era di lire 1.000 e 1.500 per gli ufficiali di complemento, pagabile immediatamente dopo la morte degli assicurati, qualora questa avveniva in combattimento, per ferite riportate combattendo o a causa di malattia dovuta al servizio di guerra.
Terminata la guerra e dopo tre mesi dalla data della smobilitazione, gli assicurati reduci avevano la facoltà di chiedere l'anticipata liquidazione della polizza di assicurazione per un capitale di L. 1000, all'ONC a condizione che il valore di esse veniva rinvestito in strumenti di produzione e di lavoro e che erano prestate le opportune garanzie. Anche gli ufficiali di complemento potevano chiedere l'anticipata liquidazione della polizza per un valore di 5.000 entro trenta anni dall'emissione. Le polizze vita per le quali non fu richiesta la liquidazione anticipata e che non furono liquidate per la morte dell'assicurato andarono in scadenza nel 1948.
I SOCIALISTI
A Melissa, già dagli anni ottanta dell'ottocento esisteva una società operaia di mutuo soccorso di ispirazione socialista a cui aderivano soprattutto braccianti e contadini, il cui scopo era quello di aiutare i lavoratori a migliorare la qualità della vita, organizzata sulla concezione mutualistica e solidale. Presidente era Cesare Trombetta da Strongoli medico condotto del comune.
Sono gli attivisti, gli aderenti ai circoli, alle società operaie e alle leghe di lavoratori che diffondono la dottrina politica del socialismo tra le classi subalterne o operaie. L' ideologia dell'uguaglianza sociale ed economica era sicuramente molto sentita da una comunità formata in maggior parte da " gente povera " che è stata per molto tempo "angariata da un gruppetto di don" e quel pensiero o dottrina rappresentava la soluzione ideale ai problemi e la fuga dalla dura realtà quotidiana. Bisogna comunque aspettare le elezioni comunali del 1914, affinché entra per la prima volta a fare parte del consiglio comunale una rappresentanza socialista, anche se minoritaria.
Quel gruppo monarchico-liberale, coloro che disponevano delle terre del feudo continueranno ad amministrare e gestire e le risorse pubbliche fin oltre la prima guerra mondiale e fino al 15 luglio 1919 giorno in cui viene nominato il commissario prefettizio Caivano. Due giorni prima una moltitudine di persone partita dalla sede della società operaia (sezione socialista) alla guida del suo presidente Raffaele Ferraro notaio e maestro e del presidente della cooperativa di consumo Francesco Mauro "con la bandiera rossa in testa si dirige verso la casa comunale gridando "Abbasso il municipio, abbasso gli amministratori, viva il socialismo". Molti ardimentosi entrarono nel Municipio costringendo il segretario Cannata e l'assessore Bruni a consegnare le chiavi ai carabinieri. La manifestazione aveva preso origine dall'aumento dei prezzi e del costo della vita, inoltre la popolazione contestava gli amministratori comunali per vari addebiti tra cui quello di aver distribuito durante la guerra i generi alimentari ingiustamente tra le famiglie - non seguirono conseguenze giudiziali.
L'entusiasmo, comunque, era alle stelle il socialismo aveva un fortissimo seguito quasi il novanta per cento della popolazione come ricorda l'ex sindaco Albo.
La prima sezione socialista a Melissa fu aperta nel 1919 grazie al contributo di Micuzzo Abbruzzese e Vincenzo Santilli. Micuzzo aveva lavorato per qualche tempo per le ferrovie e frequentava insieme a Vincenzo Santilli il circolo ferrovieri a Crotone situato sotto i portici, dove conobbero Enrico Mastracchi sindacalista e personaggio politico, guidò i contadini nel Crotonese alle occupazioni delle terre e il dott. Pasquale Tassone. " il circolo era considerato il centro del movimento proletario d'avanguardia cui faceva capo la sinistra di tutto il crotonese". Consigliati da questi ed aiutati da Raffaele Ferraro il circolo fu aperto raccogliendo del denaro e furono costituite le due cooperative di consumo e agricola, questa aveva lo scopo di occupare le terre incolte.
Micuzzo e Vincenzo " i due antesignani del socialismo Melissese, nell'immediato dopoguerra furono i veri protagonisti di un movimento popolare che si prefiggeva il riscatto della dignità umana oppressa, erano amiconi, sufficientemente colti per quei tempi, pur avendo frequentato le elementari". Così uniti nelle lotte civiche che il fato li volle accomunati anche nella morte in giovane età.
Le lotte sociali furono il frutto anche dello stato di coscienza comune acquisito dalla popolazione e dalla necessità che le cose dovrebbero mutare nell'immediato - Il tutto preoccupa coloro che della miseria altrui avevano costruito il loro benessere, tenendo sottomessa la massa e potendo disporre dei braccianti per dodici ore per un tozzo di pane non sufficiente ai bisogni personali e familiari.
L'amministrazione socialista una volta insediata tra le prime
misure intraprese raddoppia la tassa sul
bestiame ed aumenta la tassazione dei
beni dei possidenti, contrae dei mutui con alcuni benestanti locali per l'acquisto di grano per approvvigionare la popolazione a prezzi
calmierati ed impedisce ai produttori
locali di cedere le loro produzione
all'esterno del territorio comunale e viene requisito il formaggio pecorino.
Inoltre viene costituita una commissione per verificare eventuali usurpazione
del Berlingieri e dei suoi
affittuari ai danni dei terreni comunali.
Vengono prese misure di igiene pubblica, "si allontanano dall'abitato gli animali allevati non per uso personale ma
per industria."
Intanto iniziano anche i lavori per la costruzione della strada Serra Muzzonetti Melissa, appaltati alla ditta Calegari, Il progetto prevede che la strada rotabile attraversa l'abitato e si ricongiunge alla strada che collega Melissa alla stazione della marina. L'opera sicuramente aiuta le famiglie dei lavoratori locali ma i dissidi tra la popolazione per il tracciato della strada all'interno del paese diventa un ostacolo insormontabile in quanto porta all'abbattimento di numerose case e molti si oppongono, non accettano l'indennità ministeriale, in quanto non tiene conto del rilevante aumento dei prezzi. I consiglieri cercano l'accordo con un nuovo progetto ma le divergenze sono tali da non consentire l'accordo per l'attraversamento e pertanto i lavori si fermarono a San Francesco.
Nonostante l'aumento dei tributi e il conseguimento di alcuni mutui contratti I margini di manovra per l'amministrazione risultano piuttosto limitati data l'esiguità delle risorse finanziarie comunali disponibili rispetto alle necessità, ai bisogni e alle aspettative della gente. Ancora nel 1921 l'amministrazione viene privata dell'affitto dei terreni di Santa Domenica ove sorge la miniera della ditta Deni, Rossetti, Morelli società concessionaria che chiude per grave crisi di mercato. I lavori verranno comunque ripresi nel gennaio del 1925 e la società concessionaria affiderà la direzione dei lavori alla ditta Vetta Francesco di S. Nicola dell'Alto. Si cerca comunque di alleviare le sofferenze dei più deboli "elevando a 157 il numero delle famiglie nell'elenco dei poveri aventi diritto gratuitamente all'assistenza sanitaria, ai medicinali, al chinino antimalarico ed alla cassa funebre". Si aderisce al consorzio per la costruzione dell'acquedotto che dovrebbe servire i paesi del circondario. "Precedentemente l'amministrazione aveva fatto redigere il progetto dell'edificio scolastico da costruirsi al posto della diruta chiesa di S. Caterina" vicino casa Polito.
L'amministrazione socialista si adopera inoltre per la ricerca di terre da affidare alle cooperative agricole in quanto risultano insufficienti quelle già assegnate. È proprio in questo periodo amministrativo che l'Organizzazione Nazionale Combattenti (ONC) espropria i terreni vicino l'abitato al Berlingieri - ma verranno assegnati solo nel settembre 1923 quasi quattro mesi dopo lo scioglimento del consiglio comunale avvenuto il 6 maggio 1923 con la nomina di un commissario prefettizio. Dopo due anni e 196 giorni Giovanni Santillo è costretto a lasciare l'amministrazione del paese, il clima ormai era cambiato e una lunga nube nera stava all'orizzonte della comunità, i figli di coloro che in precedenza avevano amministrato si preparavano attraverso un'operazione gattopardesca a cambiare pelle, purché nulla cambi, ma questa è un'altra storia che racconteremo. (Il Periodo Fascista)
Bibliografia: Fortunato Albo, Melissa un paese di gente povera
Bibliografia: Antonio Cosentino, Melissa contemporanea
